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Le guerre germaniche di Marco Aurelio nel fregio della Colonna Antonina
Parte seconda: la guerra germanica e sarmatica, 174-175 d.C.
Confini settentrionali dell'Impero romano (da Coarelli, La Colonna di Marco Aurelio)
Scena LVI. Marco Aurelio riceve alcuni barbari
L'imperatore in paludamento sta su una tribuna tra due personaggi del seguito e vessilliferi. In basso e in alto sono guardie del corpo che tengono per le redini cavalli bardati. Marco Aurelio è rivolto verso tre barbari con la testa inclinata e molto ostile. In basso, preceduto dalla moglie che tiene per mano un bimbo, è un altro barbaro con tunica e mantello frangiati e tra le due mani uno scudo. Gli uomini hanno grosso cranio, fronte sfuggente, zigomi rilevati e lunghe barbe; la donna porta i capelli scendenti sulle spalle e divisi da una scriminatura. Il significato della scena non è chiaro.
Scena LVII. Annientamento di barbari
In una regione scoscesa verso sinistra e boscosa, come indica l'albero di quercia, cavalieri e fanti romani combattono contro barbari della stessa stirpe dei precedenti, i quali difendono le loro famiglie e il loro bestiame. Un cavaliere combatte con l'arco; due (a destra) sì allontanano, estranei al combattimento. Le figure di questa scena sono più piccole e il lavoro è trascurato.
Scena LVIII. Germani consegnano le armi
La scena, in parte restauro moderno, è separata dalla precedente da un albero. In basso sono barbari, forse guardie del corpo germaniche, acclamanti, i quali, per il loro atteggiamento, fanno pensare al Petersen che in alto, dove è moderno, fosse Marco Aurelio con lo Stato maggiore. Essi guardano ciò che si svolge a destra, dove sono fasci di lance, sulle quali un romano sta deponendo altre due. Evidentemente è raffigurato il disarmo di una popolazione barbarica della stessa stirpe di quella della scena seguente.
Scena LIX. Germani sono condotti a un fiume da loro connazionali per attraversarlo
Germani inermi, di alto rango, sono condotti da due cavalieri armati di lance, anch'essi germani di condizione elevata, verso un fiume per essere traghettati sull'altra sponda in tre imbarcazioni. I due Germani accompagnatori tengono per le redini i loro cavalli, piccoli e bardati differentemente dai cavalli dei romani. Sull'altra riva del fiume, probabilmente il Danubio, sono ad attenderli altri due Germani armati di lancia e scudo che con le destre protese esortano a passare. Tutti i barbari di questa e delle scene LVIII e LIX e alcuni della LX sono del tipo prevalente nella prima metà della colonna e che si può considerare germanico.
Scena LX. Barbari alla presenza di Marco Aurelio
L'imperatore sta su una tribuna accompagnato da un personaggio del seguito e circondato da Germani armati di lance. Davanti a lui sono due barbari di altra stirpe e di rango elevato. Il Petersen pensa siano gli accusatori di quelli giustiziati nella scena seguente, lo Flickr ambasciatori. Ambedue le interpretazioni non soddisfano completamente, poiché l'atteggiamento un po' pavido e sottomesso, specialmente del barbaro di destra, non si adatta né agli uni, né agli altri.
Scena LXI. Decapitazione di Quadi ribelli
In alto a sinistra è un gruppo di donne in atteggiamenti mesti ma rassegnati. In basso guardie del corpo, di cui una con vessillo, avanzano verso il luogo dell'esecuzione circondato da altre guardie a cavallo o a piedi. Per mano di due Germani che brandiscono la spada due loro connazionali stanno per essere decapitati; due già sono già in terra con accanto le teste recise e altri due attendono di subire lo stesso destino. Altri quattro Germani legano o tengono ferme dietro al dorso le mani dei condannati. Precede l'esecuzione un Germano anch'esso armato di spada. Sia i giustizieri che i giustiziati, salvo uno di questi, sono di alto rango.
Le scene che si susseguono dalla LVIII, nelle quali troviamo barbari di razza germanica parte amici parte nemici dei Romani, hanno avuto una soddisfacente spiegazione dallo Zwikker. Nel 174 una parte dei Quadi capeggiata dal nuovo re Ariogaisos sostituito al re Furtius si era ribellata ai Romani, aveva sabotato le condizioni di pace del 172 e infine si era alleata con gli Iazigi. Queste scene illustrano appunto l'insubordinazione con il conseguente disarmo (scena LVIII), il trasporto (scena LIX) e la decapitazione per mano di loro connazionali rimasti fedeli a Roma. Anche questi avvenimenti sono nella colonna raffigurati cronologicamente al loro posto.
Scena LXII. Barbari davanti allo Stato Maggiore
Sul suggestus siedono su scranni tre personaggi due dei quali identificati con Marco Aurelio (al centro) e Pompeiano (alla sua destra) dal Petersen nonostante l'aspetto insolito. Il presunto Marco Aurelio ha il rotolo nella mano sinistra. Verso questo consesso tendono supplici le mani per chiedere grazia due barbari di alto rango con lunghe barbe, naso ricurvo e zigomi rilevati. Intorno alla tribuna sono Germani armati di lancia e con vesti frangiate, taluni anche con corti calzoni alla romana.
Scena LXIII. Combattimento tra Romani e Germani
Cavalieri e fanti romani attaccano da due lati barbari di alto rango, probabilmente Germani, a piedi e a cavallo, inermi, salvo uno con scudo, mentre un cavaliere romano a sinistra si allontana in direzione opposta forse per portare un messaggio. In basso un barbaro in ginocchio è minacciato da due fanti e un altro a cavallo fugge inseguito; in alto un cavaliere germanico sta per essere trucidato da un Romano e un altro fugge.
Scena LXIV. Cattura di Germani d'alto rango e di bestiame
Dopo un restauro moderno effettuato senza riguardi per i resti antichi, segue una scena in cui alcuni Romani in una regione boscosa conducono bestiame, forse catturato ai barbari della scena precedente. Davanti sono condotti prigionieri due Germani di condizione elevata, uno dei quali porta una ricca cintura. Un altro barbaro è trafitto da un Romano e un quarto si nasconde dietro a un albero.
Scena LXV. Guardie del corpo a cavallo sopraggiungono
Attraverso un bosco galoppa un distaccamento di guardie del corpo a cavallo armate di lance e scudi, probabilmente per la cattura della scena precedente.
Scena LXVI. Teste recise e un prigioniero germanico sono presentati all'imperatore
In alto è Marco Aurelio seduto su uno scranno pieghevole imbottito, al quale un personaggio in piedi accanto a lui rivolge la parola. Una delle guardie del corpo che circondano la scena tira per i capelli un Germano di rango elevato, il quale, con le braccia dietro il dorso, stringe con la mano destra il polso sinistro; altre due portano teste mozzate dei barbari.
Scena LXVII. Marcia di legionari
In due file legionari, armati di lancia e scudo, marciano affrettatamente preceduti da uno che porta il vessillo.
Scena LXVIII. Barbari precipitati in un baratro e uccisi
Guardie del corpo e ausiliari hanno spinto in un precipizio barbari e li uccidono con le lance: due di questi stanno per essere trafitti, il terzo è già morto e il quarto è sul punto di essere anche gli gettato nel baratro. In questa scena deve essere rappresentato uno speciale fatto storico a noi ignoto.
Scena LXIX. Emigrazione di barbari, forse Cotini
Da destra a sinistra avanza un corteo di barbari, in basso quattro uomini inermi e in alto quattro donne e tre bimbi, spinti innanzi da guardie del corpo. Seguono due bovini a rappresentare il bestiame. Il primo degli uomini e la prima delle donne portano un vessillo. I barbari, tutti di rango elevato, camminano concitatamente, mostrando preoccupazione nei volti; portano vesti frangiate, capelli divisi da una scriminatura e barbe che coprono anche le gote, ma più lunghe al mento; nuova per la colonna è la torques che hanno al collo. Le barbare vestono il costume a loro solito, ma senza mantello, e hanno lunghi capelli lisci; il loro atteggiamento rivela mestizia. La prima guardia del corpo tiene in braccio uno dei bimbi, il quale si divincola e tende il braccino verso la madre volta a guardarlo. L'episodio illustrato non può essere che la migrazione forzata e non desiderata in altro paese, con tutti gli averi, di un popolo barbaro, certamente celtico a giudicare dalla torques. Celti erano i Cotini, i quali, sappiamo da Dione Cassio (LXXI, 12), per il loro comportamento ostile del 173, erano stati dai Romani più tardi puniti con la distruzione, evidentemente solo parziale, e il trasferimento in Pannonia. Con molta probabilità questi emigranti raffigurati sulla colonna tra le scene da datarsi al 174 sono i profughi Cotini.
Scena LXX. Combattimento alla presenza di Marco Aurelio
La parte di rilievo che occupa il rocchio superiore è moderna e qualche restauro è anche nella metà inferiore. Si svolge un combattimento tra guardie del corpo e barbari di bassa condizione e non riconoscibili come popolo. Un Romano, scavalcando un avversario caduto, sta per colpire con la lancia un secondo barbaro già ferito; un altro sta per infilare la spada nel collo di un nemico inginocchiato. A destra sono due personaggi di cui uno è certamente l'imperatore con accanto il suo cavallo.
Scena LXXI. Distruzione di un villaggio barbarico
Dopo un tratto di rilievo moderno con cattura di barbari vediamo una grande casa quadrata indigena, costruita di pali, alla quale un Romano appicca il fuoco con una fiaccola. Altri Romani camminano verso destra.
Scena LXXII. Inseguimento di barbari fuggitivi
La cavalleria romana insegue barbari, probabilmente Germani, anche se a cavallo, tutti di alto rango e inermi. Il cavallo di un barbaro è eccezionalmente bardato. Un Germano è caduto dal cavallo che gli è accanto e altri due implorano grazia.
Scena LXXIII. Cattura di donne e bestiame
In alto un pretoriano infila la spada nel petto di un nemico; un altro, che si erge dietro un caduto, mette in fuga due cavalieri barbari armati di lancia. In basso alla prima parte è restauro moderno e, sembra, errato, poiché la roccia sopra la quale sono i caduti, oltre che a destra, doveva declinare anche a sinistra e formare forse una specie di grotta; sotto la roccia è un fante con scudo al braccio sinistro e spada nella destra, il quale probabilmente era anche egli occupato a far uscire il bestiame. Infatti più oltre bovini, capre e pecore sono spinti con le lance da altri due soldati. Sopra e davanti alla mandria sono pretoriani preceduti da un gruppo di donne di stirpe non riconoscibile. Le barbare portano vestiti con doppia cintura, senza il camice con maniche lunghe, e hanno i capelli sciolti, salvo una che li porta legati. Forse anch’esse vengono dalla grotta o dalla casa incendiata a scena LXXI. In correlazione con la roccia del lato sinistro anche a destra la scena è chiusa da una parete rocciosa.
Scena LXXIV. Parata della guardia del corpo davanti all'imperatore
Preceduto da un pretoriano e seguito da un ufficiale, forse pertinace, con elmo e spada ma senza corazza, Marco Aurelio, a cavallo come il suo Stato Maggiore, passa in rivista le guardie del corpo che, a volte nel sagum (?), tengono con la sinistra la lancia e con la destra le redini del cavallo. Solo Marco Aurelio ha il volto rivolto verso le guardie.
Scena LXXV. L'imperatore sacrifica su un’ara
Marco aurelio, vestito del paludamento e con il rotolo nella sinistra, versa dalla patera la libagione sulle fiamme di un’ara, non compiendo il sacrificio del tutto secondo il rito usuale. L'imperatore è accompagnato da due personaggi del seguito che, tenendo la lancia nella destra, sono dietro a lui.
Davanti all’ara guardie del corpo con il capo scoperto, per il gesto delle mani sinistre e le bocche semiaperte, sembrano dire qualcosa. Nello sfondo (a destra) una guardia del corpo porta un vessillo ornato di bende a causa del sacrificio e altre due in alto tengono per le redini cavalli e una anche una lancia appoggiata alla spalla.
Scena LXXVI. I Romani fanno una sortita presente l'imperatore
A sinistra è Marco Aurelio (il volto è molto danneggiato), con corazza, paludamento e lancia nella sinistra, accompagnato da due personaggi del seguito e circondato da vessilli. E’ rivolto a destra dove pretoriani e legionari si affrettano verso il combattimento. Sono restauro moderno l’estremità superiore con le teste dei soldati e tutta la parte del rilievo a destra con combattimento.
Scena LXXVII. Piccolo combattimento e cattura di Germani d'alto rango
Dopo il restauro moderno vediamo una scaramuccia in cui tre Germani di elevata condizione sono fatti prigionieri e condotti verso sinistra con le mani legate dietro il dorso da pretoriani. Per difendere i loro signori due barbari di condizione inferiore sono caduti, l'uno già colpito dalla lancia del Romano e l'altro che cerca di parare il colpo con lo scudo. Poiché a sinistra sono resti di vessilli e della zampa di un cavallo, il Petersen pensa che nella parte mancante fosse l'imperatore con il suo stato maggiore.
Scena LXXVIIIa. partenza dell'esercito romano per una grande spedizione bellica
Il lungo corteo di armati fa supporre una grande spedizione bellica diretta forse contro i Sarmati. La retroguardia è formata da cavalieri ausiliari orientali, della stessa stirpe, per il berretto frigio, di quelli della scena XLIX; essi galoppano, impugnando le lance, su cavalli senza sella ma con briglie; due cavalli hanno al collo come ornamento una cinghia. Due cavalieri portano vexilla. Davanti a loro marciano a piedi barbari della stessa stirpe; due di essi sono armati di arco nella sinistra e freccia nella destra e gli altri di lance. Precedono la colonna legionari con scudo e lancia.
Scena LXXVIIIb. Continuazione della marcia su un ponte e consultazione di Marco Aurelio con Pompeiano (?)
A questo punto la marcia procede su un ponte stabile con archi alle due estremità e parapetto e sostenuto da quattro pontoni, simile a quello della scena III, ma più breve; l'acqua del fiume attraversato, evidentemente il Danubio, non è indicata. Sul ponte sono guardie del corpo e due vessilli e all'estremità l'imperatore con corazza accompagnato da Pompeiano (?), ambedue con lancia dalla punta rivolta in basso.
Scena LXXIX. Battaglia tra Romani e barbari di là da un ponte
La scena è strettamente connessa con la precedente. La marcia si sviluppa ora in una battaglia e le tre guardie del corpo che sono appena uscita dall'arco del ponte potrebbero ancora far parte della scena LXXVIIIb. In alto un barbaro sta cadendo dal cavallo senza redini, alla cui criniera cerca, con movimento errato, di afferrarsi; un altro è preso per i capelli da un Romano che punta un ginocchio contro un rialzo del terreno e gli infila la spada dietro la clavicola.
In basso un cavaliere romano insegue un nemico che fugge a cavallo chiedendo grazia con la mano distesa. Sotto il cavallo del Romano giace un barbaro morto e sotto quello dell'avversario un altro caduto sul suo cavallo anch'esso colpito mortalmente. Più oltre un barbaro sostiene un compagno ferito che si abbandona, mentre dall'alto un cavaliere romano sta mirandolo con la lancia. Tutti i barbari sono inermi, salvo due che hanno lo scudo, e di alto rango. Per la cattiva conservazione del rilievo non è chiaro a che stirpe appartengano.
Oltre la feritoia fino alla prossima scena il rilievo è restauro moderno e rappresenta l'uccisione e l'imprigionamento di donne e bambini e la cattura di bestiame. Il Petersen osserva che può darsi che in antico vi fossero rappresentati episodi del genere, ma che non vi è nulla di autentico che possa attestare la giustezza del restauro.
Scena LXXX. Marco Aurelio a colloquio con i suoi consiglieri fuori dell'accampamento
Davanti a un accampamento romano stabile costruito a blocchi squadrati è l'imperatore a colloquio con due personaggi del seguito. Sotto la porta è una guardia del corpo e al di sopra del muro dell'accampamento si scorgono due grandi tende e un corpo di guardia
Scena LXXXI. Passaggio di un fiume su barche
Dall'accampamento della scena precedente si affrettano guardie del corpo in alto e legionari in basso verso un fiume per traghettarlo su due barche già cariche di soldati. La prima guardia in alto sta già smontando dall'imbarcazione.
Scena LXXXII. Costruzione di un accampamento
In basso sono legionari già sbarcati. Il primo a destra sta forse per posare scudo e lancia per mettersi al lavoro, già iniziato in alto da altri legionari, i quali probabilmente sono occupati nella costruzione di un accampamento. Un legionario porta un tronco d'albero, un altro testa con l'asta un masso, altri due mettono al posto un blocco e un quinto batte con il martello di pietra. Tutti, anche quelli che lavorano, hanno corazza e sono senza elmo.
Scena LXXXIII. «Adlocutio» dell'imperatore.
In piedi su un rialzo l'imperatore, con rotolo della sinistra, tra Pompeiano (?) e Pertinace (?) ha pronunciato l’adlocutio accolta con segni di approvazione dal suo stato maggiore e dalla guardia del corpo raccolta intorno. Questa è composta forse di auxilia germanici vestiti come Marco Aurelio, senza armi, salvo alcuni con lancia; uno porta il vexillum. A destra sono anche tre in costume barbarico riconoscibile dai calzoni lunghi, poiché la parte superiore del corpo è di restauro. Anche la parte antica mostra rielaborazioni.
Scena LXXXIV. L'esercito passa un fiume su un ponte
I primi due soldati sono restauro moderno e la testa equina dietro il terzo e il quarto indica che già uno conduceva per le redini un cavallo, come gli altri soldati che passano il ponte, salvo il primo. Tre soldati hanno lo scudo e uno di essi è distinto dagli altri per una benda che gli attraversa il petto, evidentemente il comandante del distaccamento. Il ponte è sostenuto da quattro puntoni e a balaustra, gli uni e l'altra insolitamente alti.
Scena LXXXV. Trasporto di donne prigioniere
Fanti conducono prigioniere alcune donne barbare con i loro bimbi. Il corteo si svolge verso sinistra, salvo in basso una donna con figlioletto che è rivolta a destra, forse tentando la fuga, ostacolata però da un soldato che l’afferra per le spalle. Anche nel gruppo che segue si nota una resistenza: un romano tira una barbara, riconoscibile dai lunghi capelli, pur essendo restaurata come uomo, che un altro soldato (al quale il restauratore ha dato un secondo scudo) spinge per la nuca. In alto la scena è più tranquilla: due barbare in atteggiamenti mesti avanzano condotte da due fanti; oltre al camice portano una sopravveste. Segue un carro a quattro ruote, tirato da buoi e accompagnato da un Romano, sul quale, sedute su un sedile imbottito, sono due donne d'alto lignaggio, probabilmente madre e figlia, vestite di camice con lunghe maniche e sopravveste. La madre porta anche un mantello che le vela il capo e appoggia il gomito destro al ginocchio, tenendo, pensosa e afflitta, con le dita il mento, mentre la figlia guarda verso di lei con gesto interrogativo.
Scena LXXXVI. Marco Aurelio parla o riceve una notizia
Da una porta coronata di merli forse dell'accampamento giungono le guardie del corpo (?) avvolte in mantelli, senza corazza, ma con elmo e, alcune, armate di spada. Talune, voltate, guardano fuori della porta. L'imperatore, con il rotolo nella sinistra, sta su una tribuna di legno ornata da grosse capocchie di chiodi, con ai lati due personaggi del seguito con la lancia abbassata, e dietro tre con vessilli. Marco Aurelio e il personaggio alla sua sinistra fanno con la mano destra il gesto di parlare, rivolti verso una delle guardie del corpo (?), la quale, per il gesto vivace della destra, sembra stia comunicando qualcosa. Non è chiaro se si tratti di una adlocutio. Forse, tornati i soldati all'accampamento da una spedizione, viene comunicato all'imperatore il felice esito di questa che ha portato alla cattura raffigurata nella scena precedente.
Scena LXXXVII. Marco Aurelio e il suo seguito forse di ritorno da una marcia
In mezzo è l'imperatore tra due personaggi del seguito: alla sua destra uno con la lancia, alla sua sinistra, più indietro, un altro che lo guarda. Marco Aurelio è rivolto verso quest'ultimo e, mentre con la sinistra afferra un lembo del panneggio, con la destra, la cui palma è rivolta all'esterno, sembra faccia un gesto di diniego. Che cosa provochi il rifiuto non sappiamo. Dietro e ai lati del gruppo camminano affrettatamente cavalieri smontati dai loro cavalli condotti per le redini.
Scena LXXXVIII. Germani d'alto lignaggio condotti prigionieri da una roccaforte
Sull'alto di una roccia si erge un edificio a pianta rotonda con tetto a cupola, simile per forma alle capanne barbariche, ma costruita, sembra, con pietre a blocchi squadrati. Da questa roccaforte scende verso destra, piegando poi verso sinistra, un corteo di barbari d'alto rango condotti prigionieri da ausiliari. Due Romani tengono con la destra la corda con cui sono legate dietro il dorso le mani di due barbari; un terzo spinge avanti due giovinetti, anch'essi con le mani legate dietro; davanti a questi, in una grotta sopra la quale si innalza la fortezza, sono due buoi. Il primo e il secondo soldato sono armati di scudo e lancia. Dei due barbari adulti, quello che guarda di fronte, cioè il primo a destra, sembra essere il più importante. Questi, secondo il Domaszewski potrebbe essere il re Ariogaisos fuggito dopo vinti i Quadi (Dione Cassio, LXXI, 14) e forse rifugiatosi presso i Bastarni. Sappiamo infatti da Dione che sulla sua testa era stata posta una taglia e che fu fatto prigioniero vivo. Per lo Zwikker non si può dimostrare che sia rappresentata la cattura del principe dei Quadi, ma è molto probabile.
Scena LXXXIX. Cavalieri romani sopraffanno la resistenza di Germani presso un fiume
Anche in questa scena il paesaggio è montuoso e rocce sono rappresentate qua e là tra le figure; a destra dall'alto di una rupe zampilla una cascata d'acqua montana. Sull'acqua che scorre in basso i Romani hanno gettato un breve ponte sorretto da palafitte e senza parapetto, sul quale si lanciano al galoppo cavalieri della guardia con scudi e lancia. La riva a sinistra è difesa da barbari di condizione inferiore che, assaliti anche alle spalle da altri cavalieri che irrompono dai monti, sono sopraffatti. Due in basso sono già morti; altri due fanno ancora resistenza: uno seduto in terra si copre con lo scudo la testa e appoggia la mano destra armata di spada sul dorso del barbaro morto, l'altro (in alto), ancora in piedi, si difende con la lancia nella destra e lo scudo al braccio sinistro. Questo combattimento sembra precedere la cattura della scena precedente: sarebbero gli ultimi fedeli del re che cadono difendendo l'ingresso del suo castello.
Scena XC. Arrivo di Marco Aurelio con il suo seguito e le truppe romane
L'imperatore e Pompeiano (?) alla sua destra sopraggiungono a cavallo seguiti da uno stuolo di guardie del corpo a piedi. Marco Aurelio in parte e alcune guardie in basso sono restauro moderno. Presso il ponte, a sinistra, è un pretoriano con lancia e scudo.
Scena XCI. Due Germani a cavallo, evidentemente messaggeri di notizie, sono condotti da cavalieri romani
Cavalieri della guardia del corpo completamente armati accompagnano due principi germanici su cavalli senza sella e redini, i quali gesticolando sono condotti alla presenza di due cavalieri romani, probabilmente per andare poi dall'imperatore. Forse sono venuti a offrire il loro aiuto e a riferire sui piani dei nemici.
Scena XCII. Cavalieri romani combattono e mettono in fuga il nemico
Cavalieri romani, sovrapposti in tre o quattro file, inseguono barbari che fuggono; uno di questi (in basso) è caduto dal suo cavallo e sta per essere colpito dall'alto dalla lancia di un romano; un altro (più sopra) è colpito nel dorso dalla lancia di un cavaliere. Un altro ancora, colpito a morte, è caduto riverso sul suo cavallo; gli altri fuggono. Tutti hanno il vestito completo, ma tre senza mantello. Un fante è rappresentato a sinistra sopra la feritoia.
Scena XCIII. L'imperatore in marcia con legionari, guardie del corpo e carri
Legionari scortano due carri (uno in basso e l'altro in alto), sostenuti da due ruote a disco, tirati da buoi e carichi di scudi e lance. Precedono altri due carri (in basso) però con quattro ruote a raggi e tirati da muli con le briglie sul collo, carichi l'uno di numerose piccole balle legate singolarmente e di uno scudo e due lance e l'altro di una sola grande balla. In alto, accanto al carro anteriore, cavalca Marco Aurelio scortato davanti e di fianco da guardie del corpo a cavallo. Con la mano destra fa un gesto con cui parrebbe arrestare la marcia; infatti i muli del carro anteriore sono fermi.
Scena XCIV. Costruzione di un accampamento
Giunti dalla marcia della scena precedente, si procede all'erezione dell'accampamento, a cui lavorano legionari senza elmo, ma con corazza, e tre anche con spada al fianco. Dell'accampamento è già stato innalzato un muro che prosegue verso l'alto oltre una porta ad arco. Un legionario porta sulle spalle una trave e un altro ha già deposto la sua; due commilitoni sono occupati a misurarle con canne; un quinto legionario, dietro il muro, tiene nella destra alzata un grosso martello, mentre con la sinistra appoggia lo scalpello sul muro per lavorare un blocco già in posto; un suo compagno, con gesto inspiegabile, gli pone la destra sul capo. Infine un ultimo legionario è intento con un grosso martello di pietra a lavorare materiale evidentemente ancora grezzo. Da destra sopraggiunge sull'altura un distaccamento della guardia del corpo, forse di ritorno da una ricognizione.
Scena XCV. La cavalleria in marcia
Una retroguardia a cavallo giunge all'accampamento indicato da una tenda. Due soldati sono scesi dalle cavalcature che conducono per le redini. I cavalieri sono armati di lance e scudi.
Scena XCVI. «Adlocutio» dell'imperatore nell'accampamento
L'imperatore è in piedi su un tribunal con la lancia nella sinistra e la destra atteggiata nel gesto di parlare, accompagnato da due personaggi di differente età. Ha evidentemente pronunciato un discorso che riscuote l'approvazione del suo stato maggiore e della truppa allineata in due file con due vexilla.
Scena XCVIIa. Sconfitta di barbari d'alto rango
E’ rappresentata una mischia: un pretoriano e due legionari uccidono o mettono in fuga cinque cavalieri barbari, dei quali solo due sono armati. Un barbaro sbalzato da cavallo sta per essere trucidato dalla lancia di un romano; un altro è caduto riverso sul cavallo; degli altri in fuga uno solo assale con la lancia un Romano. I loro cavalli sono senza sella e morso.
Scena XCVIIb. Uccisione e cattura di barbari
Tre guardie del Corpo fanno prigionieri due donne e una bimba rifugiatesi tra le canne di una palude: la prima barbara (a sinistra) è afferrata per i capelli dal fante al quale chiede grazia, mentre la bimba cerca di sfuggire al Romano, correndo dietro alla madre trascinata via da un altro soldato. La prima donna e la bambina hanno solo una veste con maniche corte, mentre la seconda porta una doppia veste senza ricaduta e anche un panno intorno ai fianchi. In alto una barbara, con solo una veste che forma ricaduta, gettatasi in terra, sta per essere colpita dalla spada di un soldato e un'altra, con doppia veste con ricaduta e con la vita cinta sembra da un panno, è già trafitta dalla spada del Romano; un altro fante corre verso il primo gruppo.
Scena XCVIII. L'imperatore a colloquio con lo stato maggiore e distruzione di un villaggio
Marco Aurelio con il rotolo nella sinistra è in conversazione con due personaggi dello stato maggiore, di cui il più giovane tiene con la sinistra la lancia. Guardie del corpo avanzano: una di esse tiene il vessillo e un'altra il cavallo dell'imperatore. Intanto a destra pretoriani compiono con i picconi alzati opera di distruzione accanto a una capanna indigena rotonda. Questa parte del rilievo a destra con la demolizione, a mio avviso, andrebbe meglio unita alla seguente con la quale appare più legata anche nella composizione delle figure. Dopo la consultazione del l'imperatore con lo stato maggiore, certo strettamente connessa agli avvenimenti successivi, in una stessa scena a sinistra si distrugge un villaggio e a destra si vincono forse i suoi abitanti.
Scena XCIX. Assalto vittorioso di cavalleria e fanteria romana
Cavalleria e fanteria assalgono, brandendo le lance, nemici inermi già tutti caduti in terra sul dorso. Fra di essi a sinistra è un tibicine con il capo coperto di pelle ferina. Dietro due bovini pascolanti è un solo cavaliere barbaro che pare stia cadendo. In alto la cavalleria continua la sua corsa al galoppo forse per annunciare a Marco Aurelio la vittoria riportata.
Scena C. «Adlocutio» di Marco Aurelio alla guardia del corpo
Sul tribunal l'imperatore, con la lancia nella sinistra, tra due personaggi del seguito, parla alle guardie del corpo raccolte in basso, con due vessilli e non armate, salvo una con spada. L'atteggiamento di tutti è preoccupato e pensieroso. Forse il pretoriano che sta in basso dietro il tribunal è in attesa di notizie rassicuranti.
Scena CI. Colloquio dell'imperatore nell'accampamento con i suoi consiglieri e arrivo di un messaggero
Il significato della scena non è chiaro. Nell'interno dell'accampamento circondato da mura circolari in opera quadrata nelle quali si aprono quattro porte, è nel mezzo Marco Aurelio con il rotolo nella sinistra, il quale parla con due consiglieri. La porta a sinistra non è accessibile direttamente, ma solo attraverso un passaggio. Accanto a questa sono due barbari di condizione elevata; il primo di essi afferra con la destra un lembo del suo mantello insolitamente lungo e abbottonato nel mezzo. E’ oscuro lo scopo della loro attesa. Intanto un Romano entra frettolosamente attraverso la porta centrale, evidentemente per recare un messaggio all'imperatore, forse riguardante i due barbari.
Scena CII. Distruzione di un villaggio e cattura di barbari
Pretoriani incendiano tre case indigene innalzate su un terreno roccioso e fanno prigionieri tre barbari di alto lignaggio che si arrendono senza difendersi. Uno dei barbari ha un grande scudo ornato. A sinistra, una donna, con spalle e seno destro scoperti, voltata indietro in atteggiamento disperato, fugge spingendo avanti la figlioletta.
Scena CIII. Marco Aurelio in marcia con il grosso dell'esercito
Legionari marciano da destra a sinistra disposti i un regolare agmen quadratum, nel cui centro sono Marco Aurelio, Pompeiano (?) è un carro tirato da muli e carico di una grossa balla legata. L'imperatore ha il braccio destro alzato, forse, secondo il Petersen, per approvare il colpo di mano della scena precedente. La retroguardia è formata da cavalieri della guardia del corpo, i quali, girando da sinistra, percorrono un sentiero montano, chiaramente visibile sotto la feritoia.
Scena CIV. Barbare sono fatte prigioniere
Sopra la feritoia è una grande casa indigena rotonda nella quale si innesta un'altra costruzione più piccola semicilindrica; poiché i pali con cui l'intero edificio è costruito mostrano intaccature, il Petersen pensa siano canne; il tetto a cupola ha i pali posti a raggiera ed è sormontato al vertice da una cappa, in modo simile a quello della casa della scena XX. Da questa casa cinque donne prigioniere sono condotte da un pretoriano verso destra, dove è un accampamento dalle mura merlate. La prima a sinistra (in alto) tiene in braccio un bimbo seminudo e, più oltre, una tiene per mano una bimba che anche un'altra donna sembra spingere avanti; ha atteggiamento mesto ma rassegnato. Differentemente si comportano le due donne in basso. Una che si dibatte è tirata per la mano da un soldato e l'altra cerca di sfuggire a un pretoriano, mentre il figlio si stringe a lei in cerca di aiuto; un altro pretoriano è alla sua sinistra. Le donne vestono un camice con lunghe maniche e una sopravveste senza maniche, salvo una, e hanno i capelli lunghi e lisci trattenuti da una benda.
Scena CV. Barbari sono sopraffatti
Due barbari di rango elevato fuggono a cavallo verso destra, ma, raggiunti dalle guardie del corpo a piedi, uno sta già per essere colpito al dorso e l'altro si rivolta per chiedere grazia. Due barbari di condizione inferiore sono morti per difendere i loro signori, caduti uno sul dorso e l'altro sul volto. La stirpe a cui appartengono non è riconoscibile.
Scena CVI. Arrivo di Marco Aurelio
L'imperatore e un personaggio del seguito, ambedue a cavallo, guardano verso la scena precedente. Il loro atteggiamento pare di stupore, come pure quello delle guardie del corpo che li circondano con tre vessilli e dei barbari di alto lignaggio, i quali parte stanno in piedi su una tribuna, parte su un'altura. Il significato della scena ci sfugge.
Scena CVII. Un barbaro porta forse un messaggio a Marco Aurelio
L'imperatore, tra un personaggio del seguito alla sua sinistra e un cavaliere della guardia a destra, riceve un barbaro d'alto rango accompagnato da cavalieri romani. Anche Marco Aurelio, il personaggio e il barbaro sono a cavallo. Questi, il cui cavallo non ha sella né briglie, porta probabilmente notizie. Essendo molto danneggiato non è determinabile a quale stirpe appartenga.
Scena CVIII. Marcia dell'esercito su un ponte con alla testa Marco Aurelio
Su un ponte sostenuto da quattro pontoni e con balaustra e sotto il quale non è rappresentata l'acqua, marciano in doppia fila ordinata le guardie del corpo a piedi con alternativamente corazza a squame e a maglia. Precede la cavalleria che ha già oltrepassato il ponte. In mezzo a questa Marco Aurelio cavalca senza stato maggiore e inerme. Una lunula orna il balteo del suo cavallo.
Scena CIX. Sconfitta di barbari forse, forse assedianti un presidio romano, assaliti da due lati
La marcia della scena precedente si è trasformata in un battaglia. I cavalieri si lanciano all'assalto portando morte tra i barbari, attaccati e decimati anche da legionari che irrompono dall'accampamento fortificato a destra. I barbari giacciono quasi tutti in terra uccisi o feriti; due fuggono a cavallo; uno solo ancora combatte, vibrando la spada e difendendosi con lo scudo dalla lancia di un cavaliere. Un pezzo di rilievo in alto, sul lato sinistro della roccaforte, fino alla prima lotta, è restauro moderno. Nell'interno della fortificazione circolare, costruita in opera quadrata e con sul davanti una porta chiusa, sono soldati e in mezzo due botti. La scena seguente con pretoriani che conducono bestiame verso la fortezza fa pensare che qui sia rappresentato l'assedio di un presidio romano, in aiuto del quale, mentre sta compiendo una sortita vittoriosa contro il nemico, sopraggiunge un rinforzo di cavalleria guidato dallo stesso imperatore. Forse l'aiuto è dovuto alla notizia portata dal cavaliere barbaro a scena CVII. Gli assedianti, tutti d'alto rango, non sono Germani.
Scena CX. Arrivo di bestiame al presidio che era forse assediato nella fortezza
Cinque pretoriani spingono verso la roccaforte una mandria di capre, pecore e montoni, evidentemente predata in una casa rappresentata in alto e presso alla quale sono tre grandi alberi senza rami.
Scena CXI. L'esercito in marcia
Marco aurelio, con lancia nella sinistra e un oggetto rotondo indeterminabile nella destra, è nella retroguardia della lunga colonna di fanti in marcia. La sua testa è molto ben conservata. Al suo fianco sono Pertinace (?) e un personaggio più giovane e dietro a lui due vessilli. Accanto e davanti marciano guardie del corpo, tutte in corazza a maglia, e legionari. Tre pretoriani conducono per le redini cavalli di ufficiali.
I legionari e una delle guardie del corpo invece dello scudo portano sulla spalla sinistra pesanti sacchi legati. In mezzo alla colonna due carri a quattro ruote tirati da buoi trasportano due imbarcazioni nelle quali sono ammucchiati scudi, elmi, corazze, lance; i carri passano su una specie di ponte con parapetto, forse una passerella di legno gettata su una palude.
Scena CXII. Sottomissione (?) di una stirpe barbarica
Della prima parte della scena è antica solo la serie di figure in basso e anche questa solo fino al piano di incontro dei due rocchi. Nel primo dei tre personaggi pare si debba riconoscere Marco Aurelio con lo stato maggiore e dietro due legionari che tengono i cavalli. Un barbaro d'alto rango, leggermente inclinato, sembra fare atto di sottomissione. Dietro a questi è un cavallo senza sella ma con briglie, tenuto da un personaggio del seguito la cui parte superiore del corpo e rielaborata. Un altro barbaro d'alto rango (in alto) con la lancia nella sinistra tiene per le redini un cavallo. Più oltre, sono seduti in circolo, alcuni con le gambe incrociate, barbari di rango elevato che guardano l'incontro dei due capi. Dietro, a destra, un barbaro spinge indietro un cavallo. Ii barbari non sono di razza germanica. Il significato della scena non è chiaro.
Scena CXIII. Romani presso un torrente
Essendo la scena gran parte restauro moderno, l'interpretazione è incerta. Allo Zwikker pare dubbia l'ipotesi del Petersen che, come nella scena LII della Colonna Traiana, i Romani si ristorino presso un ruscello. Per il Domaszewski è rappresentato il ritorno dell'esercito romano, la cui marcia avrebbe come metà Sirmium, poiché l'imperatore voleva trasferirsi in Oriente per combattere Cassio. In alto, a sinistra, sopra il barbaro con cavallo della scena precedente, è un Romano che pare un personaggio del seguito di Marco Aurelio, il quale, in tal caso, doveva trovarsi lì presso. In basso due soldati si affrettano verso destra, dove scorre l'acqua di un torrente, presso al quale rimangono i piedi di altri Romani.
Scena CXIV. Sottomissione dei barbari
Dopo un grande tratto restaurato modernamente vediamo guardie del corpo e legionari che dovevano guardare Marco Aurelio in piedi sul tribunal. Verso questi si affollano da destra barbari d'alto rango per sottomettersi. Sotto la feritoia è un altro pezzo moderno.
Scena CXV. Emigrazione di barbari
Su un ponte di barche senza parapetto e indicazione dell'acqua si svolge verso sinistra un corteo di barbari scortato da soldati; in testa cavalca su un mulo senza sella e redini il loro capo con la testa cinta da una benda. Il corteo è formato da donne e uomini di condizione elevata che avanzano mesti e rassegnati.
Dopo il ponte è un secondo corteo o una seconda parte del primo, anche questo accompagnato da soldati e preceduto da un barbaro su cavallo con briglie; seguono il cavaliere due carri tirati da vuoi, sul primo dei quali sede una donna, mentre un'altra sta in piedi accanto; ambedue hanno il capo velato. Il primo cavaliere è creduto dal Petersen di razza germanica, ciò che non pare certo allo Zwikker, ma il secondo di altra razza. La scena rappresenta il trasferimento in territorio romano di barbari.
Scena CXVI. Cattura di barbari fuggitivi e di bestiame
Pretoriani scendono da una barca per catturare uomini e donne barbari rifugiatisi in una regione paludosa, indicata da un canneto e da alte erbe, forse per sfuggire al trasferimento della scena precedente. Le figure, per il digradare del rilievo, vanno man mano impicciolendosi. Sono molto danneggiate. Una si affretta dando ordini, un'altra, con lo scudo al braccio sinistro, esce dalla vegetazione; una terza tira con la destra dietro a sé una donna con il capo velato; seguono un'altra figura che tiene per il braccio una donna che fugge, un romano che tira verso di sé un barbaro con le mani legate sul dorso, una donna e un barbaro inginocchiato dietro a lei che tendono le mani per chiedere grazia.
Chiudono la scena e l'intera zona figurata della Colonna quattro bovini, un albero, due capre, in parte moderne come l'ultimo animale.