Costruita tra la fine del II e gli inizi del I sec. a.C., la domus publica del santuario aveva la funzione di ospitare sacerdoti, magistrati e ambasciatori. Le dimensioni e i caratteri architettonici sono quelli delle grandi case aristocratiche italico-romane di età repubblicana, dalle quali tuttavia la domus si distingue per la presenza di un portico lineare a due navate per le offerte votive (stoà) e per la curia sacerdotale, una grande aula adibita a sede di riunioni e banchetti. Queste particolarità e la connessione con l’area del tempio B hanno rivelato il carattere pubblico e sacrale della struttura.
In età augustea i beni immobili del santuario furono assegnati alla famiglia dei Socelli, che si insediarono nella domus adattandola alle loro esigenze, con la creazione, ad esempio, di un impianto termale e di un’area esterna dedicata ad attività produttive come testimonia la presenza di fornaci e officine per la fusione di metalli. La frequentazione dell’area è documentata fino alla prima metà del IV sec. d.C.